La prima fotografia di coppia interrazziale sarà messa all'asta dalla casa Freeman | Hindman di Cincinnati, con un prezzo di partenza di 30.000 dollari, ma si stima che potrebbe superare i 50.000. Questo dagherrotipo è davvero unico, di formato più piccolo rispetto agli standard dell'epoca, che erano quasi il doppio. Sembra essere, almeno fino ad oggi, il primo della nostra storia.

La prima fotografia di coppia interrazziale sarà messa all'asta dalla casa Freeman | Hindman di Cincinnati, con un prezzo di partenza di 30.000 dollari, ma si stima che potrebbe superare i 50.000. Questo dagherrotipo è davvero unico, di formato più piccolo rispetto agli standard dell'epoca, che erano quasi il doppio. Sembra essere, almeno fino ad oggi, il primo della nostra storia. Quest'immagine è avvolta nel mistero: non si sa se rappresenti un pegno d'amore, una dichiarazione politica o una provocazione, né chi l'abbia scattata. Questo dagherrotipo anonimo risale al periodo tra il 1850 e il 1855 e ritrae una donna bianca e un uomo afroamericano o di razza mista in una posa affettuosa. Ho osservato a lungo l’immagine e i tratti dell'uomo, che mi ricordano più un nativo americano o, al massimo, un indiano d'India piuttosto che un africano. Potrebbe anche essere un uomo molto abbronzato, e non sto scherzando. Nel 1865, anno in cui finì la guerra di secessione, i neri in America non avevano diritti. Anche gli indiani d'America erano privati di molte libertà e, sicuramente, non potevano sposarsi o socializzare con "bianchi". Considerando la serietà della casa d'asta, immagino che siano state condotte ricerche approfondite, e anche io ho cercato in molte fonti. Si pensa che l'immagine sia stata scattata in uno stato settentrionale degli Stati Uniti, e alcuni siti suggeriscono che potesse essere concepita come una "dichiarazione politica". È plausibile, ma non certo. Negli anni '50 dell'Ottocento, ben 28 stati e varie tribù di nativi americani avevano leggi che proibivano non solo il matrimonio interrazziale, ma anche le relazioni sessuali tra diverse razze. Anche negli stati del Nord, dove l'abolizionismo era più forte e i matrimoni interrazziali erano legali (come New York, Pennsylvania, Massachusetts e gran parte del New England), le relazioni tra razze diverse erano ancora un tabù, sebbene non impossibili. Quindi, potrebbe anche essere stata una dichiarazione d'amore. Indubbiamente, la fotografia si rivelò uno strumento potente per gli abolizionisti, non solo per combattere la schiavitù, ma anche per dimostrare l'uguaglianza tra le razze. Esistevano già uomini neri liberi, come Frederick Douglass, il leader più importante del movimento per i diritti civili degli afroamericani nel XIX secolo, che riconobbe la fotografia come un mezzo per dire la verità e per umanizzare i neri. Ci sono molti ritratti di lui insieme a persone di origine europea. Frederick fu un politico (candidatosi vicepresidente nel 1872, in un'elezione straordinaria che vide concorrere Victoria Clafin Woodhull, una fervente femminista, per la presidenza: un evento davvero unico e raramente ricordato, almeno in Europa), schiavo fuggitivo, autodidatta, giornalista, scrittore, diplomatico e viaggiatore. (((E ho trovato una foto che assomiglia un po' al soggetto della foto... :-) Voi ci vedete somiglianze? Io non sono molto brava a notarle))). Questa foto mi ha attratto e incuriosito, l'ho tenuta sotto osservazione per quasi due ore. Mi sono chiesta perché e mi sono risposta che stavo cercando un falso, prima ho negato l'"interrazzialità" della foto, poi l'epoca, poi la forzatura della sua funzione politica. Non è un afro, non è di quell'anno, non è politica. E soprattutto, perché spacciarla come fotografia politica? Continuavo a chiedermi perché volessi trovare una verità differente. Se c'è un oggetto che amo e di cui potrei essere quasi feticista, è il dagherrotipo. A quel tempo, dovevi stare fermo a lungo, quasi impossibile fosse spontaneo; i due sono in posa, faccia a faccia, un abbraccio potente, lei chiara e lui più scuro. Certo, gli occhi non possono aiutare, dato che le lunghe pose azzeravano la loro realtà... E lui non mi sembra un nativo, né un afro; è solo una foto di una coppia, lui un po' più scuro, forse arabo, forse armeno o georgiano; c'era molta immigrazione in America. Poi mi sono trovata a sorridere. Bellissima la fotografia! Belle le storie che può raccontare nei vari contesti e nelle varie epoche, soprattutto senza descrizioni, nomi o date che raccontano la sua "verità" originale. E bello il mio senso critico, quello che mi spinge a mettere tutto in discussione! Mi fa scoprire tante cose importanti per la mia ricerca nell'universo della fotografia. Ho trovato due siti di dagherrotipi straordinari, tre siti sulla storia della fotografia dei movimenti per la liberazione razziale americana e due blog sulla storia della fotografia degli indiani d'America. Douglass sosteneva che la fotografia fosse verità, ma non è del tutto vero: è potente, potentissima, e può, come diceva lui, dar vita a dibattiti significativi e lottare per i diritti umani. Mi addolora che ancora oggi si debba parlare di bianchi e neri, che 16 poveri cristi siano stati costretti a fare avanti e indietro nel nostro mare a spese dei miei concittadini per colpa di un mondo (e di politici) che non ha ancora capito che siamo tutti fratelli e che apparteniamo alla RAZZA UMANA. Mi addolora che ci siano cittadini di serie A e serie B e che quelli di A si sentano in qualche modo migliori. Mi addolora vedere muri sparsi nel mondo da folli avidi che intanto avvelenano la nostra madre terra. E allora, lode a Freeman | Hindman per aver tirato fuori dal cassetto questa foto e averla dichiarata POLITICA! Perché è fondamentale ricordare, servono le immagini, soprattutto in questi tempi di uomini senza scrupoli che si sentono di razza superiore. Servono immagini come quelle che vi posto qui, con descrizioni nelle didascalie. In fondo, le fotografie raccontano storie di lotte, di diritti e di umanità. E in ogni immagine, che sia di Martin Luther King, di Rosa Parks, di schiavi o di fuggitivi, si cela un frammento della nostra storia comune, che è tanto ricca quanto complessa. È solo attraverso la consapevolezza e la riflessione che possiamo sperare di costruire un futuro migliore, dove ogni storia, ogni vita e ogni immagine abbiano il loro giusto valore. |
La prima fotografia di coppia interrazziale sarà venduta alla casa d'asta Freeman | Hindman di Cincinnati a Freeman’s Foto dal web |
Quest'immagine è avvolta nel mistero: non si sa se rappresenti un pegno d'amore, una dichiarazione politica o una provocazione, né chi l'abbia scattata. Questo dagherrotipo anonimo risale al periodo tra il 1850 e il 1855 e ritrae una donna bianca e un uomo afroamericano o di razza mista in una posa affettuosa.
Ho osservato a lungo l’immagine e i tratti dell'uomo, che mi ricordano più un nativo americano o al massimo un indiano d'India piuttosto che un africano. Potrebbe anche essere un uomo molto abbronzato, e non sto scherzando. Nel 1865, anno in cui finì la guerra di secessione, i neri in America non avevano diritti. Anche gli indiani d'America erano privati di molte libertà e, sicuramente, non potevano sposarsi o socializzare con "bianchi".
Considerando la serietà della casa d'asta, immagino che siano state condotte ricerche approfondite, e anche io ho cercato in molte fonti. Si pensa che l'immagine sia stata scattata in uno stato settentrionale degli Stati Uniti, e alcuni siti suggeriscono che potesse essere concepita come una "dichiarazione politica". È plausibile, ma non certo.
Negli anni '50 dell'Ottocento, ben 28 stati e varie tribù di nativi americani avevano leggi che proibivano non solo il matrimonio interrazziale, ma anche le relazioni sessuali tra diverse razze. Anche negli stati del Nord, dove l'abolizionismo era più forte e i matrimoni interrazziali erano legali (come New York, Pennsylvania, Massachusetts e gran parte del New England), le relazioni tra razze diverse erano ancora un tabù, sebbene non impossibili. Quindi, potrebbe anche essere stata una dichiarazione d'amore.
Indubbiamente, la fotografia si rivelò uno strumento potente per gli abolizionisti, non solo per combattere la schiavitù, ma anche per dimostrare l'uguaglianza tra le razze. Esistevano già uomini neri liberi, come Frederick Douglass, il leader più importante del movimento per i diritti civili degli afroamericani nel XIX secolo, che riconobbe la fotografia come un mezzo per dire la verità e per umanizzare i neri. Ci sono molti ritratti di lui insieme a persone di origine europea.
Frederick fu un politico (candidatosi vicepresidente nel 1872, in un'elezione straordinaria che vide concorrere Victoria Clafin Woodhull, una fervente femminista, per la presidenza: un evento davvero unico e raramente ricordato, almeno in Europa), schiavo fuggitivo, autodidatta, giornalista, scrittore, diplomatico e viaggiatore.
(((E ho trovato una foto che assomiglia un po' al soggetto della foto... :-) Voi ci vedete somiglianze? Io non sono molto brava a notarle)).
Questa foto mi ha attratto e incuriosito, l'ho tenuta sotto osservazione per quasi due ore. Mi sono chiesta perché e mi sono risposta che stavo cercando un falso, prima ho negato l'"interrazialità" della foto, poi l'epoca, poi la forzatura della sua funzione politica. Non è un afro, non è di quell'anno, non è politica. E soprattutto, perché spacciarla come fotografia politica?
Continuavo a chiedermi perché volessi trovare una verità differente. Se c'è un oggetto che amo e di cui potrei essere quasi feticista, è il dagherrotipo. A quel tempo, dovevi stare fermo a lungo, quasi impossibile fosse spontaneo; i due sono in posa, faccia a faccia, un abbraccio potente, lei chiara e lui più scuro. Certo, gli occhi non possono aiutare, dato che le lunghe pose azzeravano la loro realtà... E lui non mi sembra un nativo, né un afro; è solo una foto di una coppia, lui un po' più scuro, forse arabo, forse armeno o georgiano; c'era molta immigrazione in America.
Poi mi sono trovata a sorridere. Bellissima la fotografia! Belle le storie che può raccontare nei vari contesti e nelle varie epoche, soprattutto senza descrizioni, nomi o date che raccontano la sua "verità" originale.
E bello il mio senso critico, quello che mi spinge a mettere tutto in discussione! Mi fa scoprire tante cose importanti per la mia ricerca nell'universo della fotografia. Ho trovato due siti di dagherrotipi straordinari, tre siti sulla storia della fotografia dei movimenti per la liberazione razziale americana e due blog sulla storia della fotografia degli indiani d'America.
Douglass sosteneva che la fotografia fosse verità, ma non è del tutto vero: è potente, potentissima, e può, come diceva lui, dar vita a dibattiti significativi e lottare per i diritti umani.
Mi addolora che ancora oggi si debba parlare di bianchi e neri, che 16 poveri cristi siano stati costretti a fare avanti e indietro nel nostro mare a spese dei miei concittadini per colpa di un mondo (e di politici) che non ha ancora capito che siamo tutti fratelli e che apparteniamo alla RAZZA UMANA. Mi addolora che ci siano cittadini di serie A e serie B e che quelli di A si sentano in qualche modo migliori. Mi addolora vedere muri sparsi nel mondo da folli avidi che intanto avvelenano la nostra madre terra.
E allora, lode a Freeman | Hindman per aver tirato fuori dal cassetto questa foto e averla dichiarata POLITICA!
Perché è fondamentale ricordare, servono le immagini, soprattutto in questi tempi di uomini senza scrupoli che si sentono di razza superiore. Servono immagini come quelle che vi posto qui, con descrizioni nelle didascalie.
In fondo, le fotografie raccontano storie di lotte, di diritti e di umanità. E in ogni immagine, che sia di Martin Luther King, di Rasa Park, di schiavi o di fuggitivi, si cela un frammento della nostra storia comune, che è tanto ricca quanto complessa. È solo attraverso la consapevolezza e la riflessione che possiamo sperare di costruire un futuro migliore, dove ogni storia, ogni vita, e ogni immagine abbiano il loro giusto valore.
Foto 1:In basso a sinistra, una donna che gli storici ritengono essere Louisa Mahoney - Georgetown University Library (la donna che vide vendere 272 membri della sua famiglia per finanziare la Georgetown University (vi consigli di leggere il libro The 272: The Families Who Were Enslaved and Sold to Build the American Catholic Church, un libro della giornalista del “New York Times” Rachel L. Swarns).Foto 2:
Distribuzione degli schiavi nelle navi negriere, By Plymouth Chapter of the Society for Effecting the Abolition of the Slave Trade - This image is available from the United States Library of Congress's Prints and Photographs divisionunder the digital ID cph.3a34658 Schiavo Frustato in piazza Catene di schiavo
Un manifesto del 1769 avvisa della vendita all’asta di 250 «negri» arrivati dal Gambia.
Autore: Tom Bivins.
Schiavi che raccolgono cotone.
Foto segnaletica di Rosa Parks il 22 febbraio 1956, appena due mesi dopo l'incidente che la portò in carcere e a pagare una multa di 14 dollari.

Martin Luther King e la moglie (al centro) nel marzo 1965 a una delle tre marce di Selma (della quale parleremo nella prossima puntata di questa serie).
Foto Spider Martin – Birmingham Civil Rights Institute.
Commenti
Posta un commento