Teatro Ketamina e doppie personalità: MYVISION REVIEW – ABOUT Michele Di Donato

Maelstrom

Lost in the K-Hole

Lost in the K-Hole

Lost in the K-Hole

Lost in the K-Hole

Doppelganger


Lost in the K-Hole

Doppelganger

Maelstrom

 MYVISION REVIEW – ABOUT Michele Di Donato

Sono davvero molto felice di poter scrivere qualcosa sulle fotografie di Michele Di Donato, ma anche molto grata di aver conosciuto l’essere umano dietro a quelle fotografie.
Nella mia utopica idea di un mondo d’arte aperto allo scambio, alla comunione, all’incontro, ogni tanto accade che io abbia conferma che si, potrebbe anche essere, un giorno, di ritrovarsi, ritornare, nell’Eden dell’Arte. Uno dei miei più grandi difetti è sempre stato quello d'interessarmi più agli autori che ai progetti, come se i progetti da soli, se pur validi, se pur importanti fossero “zoppi” senza conoscere la matrice, il/la “CostruttoreCostruttrice”.
Per cui, qualche riga deve essere dedicata proprio a Michele.
E’ un autodidatta in fotografia, come la maggior parte dei fotografi italiani, quelli bravi intendo, e questo lo si vede dalla sua (fantastica) libertà espressiva, dalla sua capacità di muoversi tra linguaggi differenti (interessante a conferma di questo anche la sua sperimentazione di Crossover, termine che ruba alla musica per regalarci curiose e importanti immagini).
E’ un fotografo colto, intendo che ha studiato molto. E forse in questa frase si racchiude tutto ciò che io cerco in un fotografo: cultura.
Nei miei corsi lo ripeto continuamente: studiate: teatro, cinema, poesia, letteratura, cucina, arti marziali… Qualunque cosa perché la cultura rende liberi di esprimersi, e soprattutto di guardare, godere e arricchirsi dei lavori degli altri.
Ho scelto tre lavori dal bel sito di Michele.
Lost in the K- Hole
Doppelganger
Maelstrom.
In questi tre lavori, l’amore per il cinema di Michele risalta inequivocabilmente: la sequenza dell’editing, quella cromatica, certe ridondanze esplicative mi raccontano il “montaggio” che Michele esegue magistralmente nelle sue selezioni.
Ripetendomi, riconfermo che non amo le vivisezioni dei progetti e neppure i continui richiami ma non posso negare di aver pensato a Sergej Michajlovič Ėjzenštejn e alle sue invenzioni innovative nel montaggio guardando i lavori di Michele, soprattutto per ciò che riguarda la Ridondanza, quel ripetere quasi ossessivo, di una "atmosfera", sensazione, situazione.
Il consiglio è sempre lo stesso: dedicatevi una mezz’ora e guardatevi questi lavori, ascoltatevi e poi magari leggete cosa ho scritto. Perché la mia è comunque una interpretazione, un filtro, e deve solo offrire input di riflessione.
Inizio da Doppelganger, il lavoro che mi ha più emozionato tra i tre e che trovate a questo link.
In questo lavoro sesso, violenza, conflitto, disperazione mi investono costringendomi a riflettere sul titolo. Di cosa parliamo? Solo un disturbo di personalità? Nella sequenza di Michele arrivano molte emozioni e come spesso accade in un corto metraggio, ci sono poche risposte e tanti punti interrogativi.
Lost in the K-Hole
Perso nel buco (nero) della ketamina. Michele in questo lavoro regala un altro breve cortometraggio di un tema che conosciamo tutti ma al quale forse non pensiamo tanto quanto si dovrebbe. Guardando il lavoro di Michele mi sono chiesta che cosa direbbero i consumatori di droga e i giovani di questo lavoro? Ma subito ho girato la domanda: cosa sanno i “non consumatori” di droga di questo mondo? La sequenza delle immagini rosso-nero mi ricorda un video di Aphex Twin, musicista irlandese una delle figure più inventive ed influenti della musica contemporanea e le sua atmosfere “fuori-percezione”. E ammetto che scoprire questi lavori mi piace, mi alleggerisce, mi ricollega al mondo reale, quello che si muove tra le persone, tra i giovani, che lascia l’approccio didascalico e costruisce un corpus emozionale, e si, amo definire lavori come questo REPORTAGE. Reportage di un mondo che è davvero lontano… Come posso non citare, non solo per il tema, Ackerman?
Concludo questo viaggio nei progetti di Michele con Maelstrom
Sul sito c’è una bellissima critica di Fabiola Di Maggio, che vi consiglio di leggere.
Parto però dal titolo:
Il maelstrom (voce inglese/olandese; anche scritto maelström; pronuncia [ˈmeɪlstɹəm]; in norvegese: malstrøm; nynorsk: malstraum) è un fenomeno simile a un gorgo causato dalla marea, che entra con prepotenza in passaggi molto stretti e non riesce a fluire agevolmente. È un fenomeno che si riscontra nelle coste della Norvegia.
Si parla di teatro… di personaggi che rimangono incastrati negli attori e che si fondono, gli uni con gli altri, regalando un personaggio che è fusione di tutti quelli che sono già “Rimasti”.
Amo Pirandello e come ho visto questo lavoro li ho visti tutti li: Uno, nessuno e centomila, i 6 personaggi in cerca di autore, la Signora Ponza, Liolà ma anche la Nora di Ibsen, Amleto di Shakespeare, Il signor Punila di Brecht, Gennariello di De filippo e… mi fermo ma potrei continuare a lungo…
Amo viaggiare così tra i lavori dei fotografi e degli artisti.
Ma aggiungo un’ultima nota: tutti questi lavori di Michele riguardano l’aspetto psicologico degli esseri umani, il suo mosso sembra ricordarci che i nostri pensieri, le nostre esperienze mentali, le paure, i desideri risiedono in un luogo irreale, non sono tangibili ma le sue immagini li registrano, ce li mostrano, perché pur se intangibili è forse li che c’è la nostra più vera realtà.
Caro Michele grazie per questa occasione di incontro e per i tuoi lavori.

Maelstrom.

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