MYVISION REVIEW - ABOUT Linda De Luca Post per il gruppo MY VISION su Facebook

 MYVISION REVIEW - ABOUT Linda De Luca

di Vanessa Ruscis con invito al dibattito.

Le immagini di Linda toccano un po tutti i temi sui quali studio e ricerco: il corpo, la bellezza e la sua illusione, l’impermanenza, la percezione, la trasformazione.
E’ abbastanza facile per me approcciarmi con apertura a queste immagini, parlano la lingua dell’inconscio che prediligo di gran lunga a quello della mente razionale. Ho chiacchierato a lungo con Linda prima di scrivere queste righe introduttive al suo lavoro perché amo conoscere l’essere umano che sta dietro le immagini di cui scrivo.
Ho scelto tre lavori dove il corpo viene messo al centro, non è soltanto uno studio, non soltanto un’autobiografia, non soltanto un esercizio stilistico, la ricerca di Linda ha una mole più imponente e deve avere la giusta attenzione e il giusto tempo di osservazione.
Due dei lavori sembrano uno il proseguo dell’altro e raccontano una relazione, una complicità, un amore.
NI 二 e Pacta Sunt Servanda.
Il terzo - Quel che resta - sembra invece estrapolare dai primi due una parte, narrarci un individuo e le sue peculiarità.
Esistiamo con e senza gli altri.
Prendo spunto dal lavoro di Linda, una fotografa con un temperamento importante, forgiato da una vita vissuta intensamente, con intelligenza e ironia, caratterizzata da una sensibilità incredibile, mascherata dietro la durezza dei neri bucati con i quali incornicia spesso il suo lavoro, per chiedervi di partecipare a una conversazione sulla fotografia.
Facciamo che questo mio scritto sia solo un Incipit di un confronto, per sfatare la credenza che staremmo tutti sui Social solo per farci vedere invece che per confrontarci.
Per me la fotografia è sempre condivisione, mai mero esibizionismo, credo negli artisti e credo nella loro volontà di condividere pensieri, intuizioni, espressioni personali, nella loro intenzione d'incontrare l’altro.
Mi piacerebbe se guardandole, anche voi voleste raccontarci le vostre elucubrazioni a riguardo.
Dimentichiamo un attimo la vivisezione e guardiamo senza pregiudizi.
Spesso mi chiedo quale sia il vero valore delle immagini: non sono forse un ponte verso l’altro?
Vi racconto cosa ho visto in questi splendidi lavori di Linda e aspetto curiosa le vostre idee.
Amo l’ermetismo in poesia, che dà tanta importanza al titolo. Poche parole alle quale un titolo indica un senso, una direzione. Ed ecco che nei lavori di Linda ritrovo quella compressione potente dell’Ermetismo, un sunto di emozione che viene etichettato da un titolo:
“NI 二”, ideogramma giapponese che significa NOI
e
“Pacta Sunt Servanda”, dal latino, la frase che nel diritto civile sintetizza il principio del carattere vincolante del contratto e che letteralmente significa: i patti devono essere osservati. Un titolo che porta tante cose alla mente, ma le immagini invece cosa ci dicono? Erotismo, sensualità, sesso, complicità.
Domande. Chi è che sta sotto il tavolo? Una donna? Un Uomo? Un ragazzo? Una ragazza?
Quanti sono i personaggi in questo racconto? Due, tre?
Nelle foto successive contemplo la potenza dell’atto sessuale, la complicità, l’estrema libertà, l’essere a proprio agio nella nudità.
Sarà questo il racconto?
Dove mi porta quel titolo? E quel mosso? Vuole nascondere o mostrare l’inafferrabile movimento del piacere, dell’amore? O dissacrare quel patto al quale si deve sottostare?
Questo leggo in tutti i lavori di Linda: lo scorrere del tempo, l’amore per la vita fisica, il fascino di tutto ciò che va oltre il convenzionale, la provocazione e… Una estrema eleganza e dolcezza. Nessuna violenza, nessuna prevaricazione o imposizione.
Continuo a chiedermi: quali sono i patti che devono essere osservati?
E dentro NI 二 ?
Come dicevo parla ancora della coppia, ma qui, registro una danza scandita da un ritmo di alti e bassi, un prendersi e un lasciarsi, un amarsi e un odiarsi che sembra richiamare una atavica storia: Adamo ed Eva forse? Il titolo è un ideogramma giapponese… Un’altra cultura rispetto a quella occidentale che interpreta le relazioni in maniera molto diversa… Linda non lo ha scelto a caso.
Passo poi alle fotografie di “Quel che resta” dove trovo un corpo femminile solo, con un segno più nitido, chissà forse nella coppia l’individuo si fonde e perde alcuni tratti definiti e nella solitudine si apre una dimensione differente, da rappresentare. Nelle immagini un alternarsi di Bellezza e Bellezza, forme vicine a quella ideale e quella del tempo che passa e segna, cambia, trasforma, accompagna nel decadimento, il nostro corpo muta come il nostro pensiero e si arricchisce di segni e conoscenza. Esperienze, malattia, a un certo punto appare un corpo mutilato con una gamba sola… Non c’è dolore però, non lo registro, anzi talvolta registro leggerezza e completezza, forse meglio: consapevolezza.
Nessuna certezza certo. Come nel nostro viaggio della vita.
Personalmente amo l’estetica di Linda, che è traboccante di richiami all’arte tutta e specificatamente all’arte contemporanea, da Mattew Barney, all’irlandese Lisa Byrne, per arrivare a Micheal Ackerman, Antoine D’Agata che del mosso hanno fatto la loro cifra espressiva. Ma questo deve interessarci meno, ci deve interessare quel “groviglio” che Linda invece ci lancia, scatenando domande ed emozioni.
E a voi cosa trasmettono questi lavori?
Ogni volta che guardo un lavoro di un fotografo mi chiedo cosa ha aggiunto, cosa ha portato alla mia vita.
Linda mi ha portato bella fotografia e vicinanza emotiva, in questi tempi sconquassati mi ha fatto riflettere sulle relazioni, sulla loro complessità, sulla loro necessità, e molto molto altro ma… vorrei leggere voi.
Si apra il dibattito!
Buona settimana
Vanessa Rusci

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Copyright testo Vanessa Rusci
Foto Linda de Luca



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